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I segreti di Apple ad inizio 2011

Ecco cosa accade quando una mela crea scompiglio tra i produttori di tecnologia.

Trimestre natalizio da favola per i grandi marchi di tecnologia, ma non c’era la crisi? Ormai il simbolo del benessere economico sta nelle tasche, nella borsa, al posto dei quadri in salotto.

Gli sport sono passati di moda, adesso il tifo si fa per i dispositivi, per le piattaforme, per i sistemi operativi, se ci pensiamo non è nemmeno così sbagliato dato che compartecipiamo al successo o all’insuccesso partecipando economicamente, siamo azionisti indiretti e ci battiamo per il risultato del titolo da noi scelto.

Apple negli ultimi anni sembra aver dimostrato il miglior pacchetto di strategie, proviamo ad analizzarle e non spaventatevi per il pesante uso di metafore.

La base comune a tutti i produttori è formata da un binomio discutibile: cervello e cuore in Silicon Valley, muscoli nei campi di lavoro cinesi.

Marketing: mentre tutti sgomitano per ricevere qualche scatto e qualche articolo negli affollati raduni di tifosi e stampa (vedi CES a Las Vegas, MWC a Barcellona, CeBit ad Hannover, etc.), Apple coccola i suoi tifosi con eventi esclusivi, si mostra al grande pubblico solo quando c’è davvero il bisogno, crea un rapporto di amore-odio dal quale è difficile sottrarsi, i suoi prodotti servono da spauracchio per gli avversari, magari non sono vincenti in assoluto ma in quei primi 6 mesi del 2007 credo che iPhone sia stato l’incubo peggiore nella baia di San Francisco, “ma farà davvero le cose che promette?”.

Design: siamo sicuri che ci sia davvero qualcosa da dire?

Hardware: qui non si parla di millimetri, di gittata, di potenza di fuoco o di fissione nucleare incontrollata ma di nanometri, di GByte, di potenza di calcolo, di accumulatori agli ioni di Litio. I produttori sono gli stessi per tutti, Apple non costruisce quasi nulla con le sue mani ma è nota al mondo per le sue scelte radicali e per questo davvero imprevedibili come l’utilizzo di touch screen capacitivi e memorie flash integrate, se parliamo di storia recente, e spende miliardi di dollari per accaparrarsi la produzione di questi componenti garantendo l’approvvigionamento sul fronte.

Software: la differenza reale non la fanno i numeri, il peso, la dimensione o la potenza ma il come tutto questo viene utilizzato. Da appassionato di tecnologia e sviluppatore spesso mi capita di capire la logica dei software che utilizzo più per “deviazione professionale” che per l’intuitività degli stessi, non dico che sia sbagliato ma non viviamo ancora nel mondo delle coscienze tecnologiche globalizzate e la trincea dell’ignoranza tecnologica è ancora troppo comoda e riparata per costringere gli asserragliati allo scoperto.

Interessi commerciali: come in tutte le guerre che possono chiamarsi tali troviamo dei mercenari, se ne trovano talmente in abbondanza che sono stati costretti dal sindacato di categoria a ritirare il cartello e giocare al ribasso. Apple è da sempre criticata per i suoi prezzi non concorrenziali che non le permetterebbero la conquista della Kamchatka per il dominio nel RisiKo delle quote di mercato, ma chi lo sa qual’è il suo vero obbiettivo? come si spiegano allora i milioni di “finanziatori” che hanno scelto un prodotto tra i più costosi del mercato? spero non sia solo moda altrimenti venderei subito il mio iPhone.

Strategia: decidiamo le priorità, facciamo poco ma facciamolo dannatamente bene, più è semplice da utilizzare più persone può raggiungere, potrebbero essere alcune delle strategie cruciali in discussione nei consigli di amministrazione del globo. Quella di Apple consiste da anni in attacchi ponderati al mercato (quasi delle imboscate), solo il necessario è fornito alle prime linee, pochi fronzoli, armature fragili all’apparenza, addestramento impeccabile, tempismo, resistenza fuori dal comune, sono alcune delle caratteristiche che rendono Apple così visibile sul campo di battaglia, non sarà ricordata nella storia per i suoi record personali (niente in confronto ai colossi del settore) ma lo sarà per le sue valorose battaglie, discussa per il suo non-allineamento e amata per lo stesso motivo.

Come i veri samurai che combatterono per ideali alti, Steve Jobs porta le sue visioni all’interno di una società per azioni, sconquassa il mercato come il cancro sta sconquassando il suo corpo, dilapida i nostri portafogli come non aveva mai fatto nessuno, dirige il traffico negli ingorghi tecnologici, e ora sta abituando la sua azienda a camminare con le proprie gambe, il distacco può sembrare traumatico ma Apple è nata per creare profitti e continuerà a farlo secondo il suo DNA.

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